La psicologia sociale

               LA PSICOLOGIA SOCIALE 


La psicologia sociale è un ambito di ricerca che si è sviluppato dalla prima metà del Novecento,

il cui oggetto di studio è l'indagine sui comportamenti degli individui nelle loro interazioni con gli altri

e l'influenza dei gruppi sociali, delle istituzioni e delle culture sulla singola persona.






Lo psicologo Henri Tajfel (1919-1982) indica la psicologia sociale come la disciplina che studia

« diversi aspetti dell'interazione tra individui, tra gruppi sociali e all'interno di essi fra gli individui,

e i sistemi sociali, piccoli o grandi di cui fanno parte».





Risulta tuttavia problematico ancora oggi dare una definizione precisa di psicologia sociale, sia

perché l'oggetto di studio è ampio, variegato e complesso, sia perché tale disciplina è in stretta

correlazione con altre, quali la sociologia, l'antropologia, le scienze politiche, le scienze della

comunicazione. Il confine tra ambiti disciplinari è dunque incerto, benché l'oggetto di studio sia

differente: per esempio i sociologi studiano i gruppi sociali e le istituzioni, mentre gli antropologi

le culture umane.

Gli studi di psicologia sociale hanno analizzato differenti aspetti della vita sociale dell'uomo:

la percezione degli altri, la definizione di sé, i gruppi, le istituzioni, le ideologie, le credenze, le

rappresentazioni sociali, gli atteggiamenti, le dinamiche di gruppo, l'istruzione, le mode, il lavoro,

i consumi.



Tra la fine dell'Ottocento e gli inizi del Novecento, diversi studi affrontarono temi relativi alla psicologia

dei fenomeni collettivi. Wilhelm Wundt (1832-1920) pubblicò La psicologia dei popoli, Gustave Le Bon

(vd. paragrafo 2) e Gabriel Tarde (1843-1904) si occuparono di psicologia delle folle.

Tuttavia, i primi manuali di psicologia sociale furono pubblicati nel 1908, negli

Stati Uniti: uno a opera dello psicologo inglese William Mc Dougall (1815- 1884), l'altro del sociologo

Edward Ross (1866-1951).





Dapprima la psicologia sociale si diffuse negli Stati Uniti, dove forte era l'interesse per le tematiche

sociali e per la psicologia scientifica; qui divenne ben presto una scienza dell'individuo nella società.

Negli anni Trenta e Quaranta del Novecento si svilupparono ricerche sui gruppi e sull'influenza sociale,

anche a seguito dei tragici accadimenti che si verificavano in Europa: la dittatura fascista in Italia,

quella nazista in Germania e Austria, i regimi autoritari dei Paesi dell'Est. Molti ricercatori erano stati

costretti a emigrare negli Stati Uniti, dove svilupparono diverse ricerche sulla tendenza al conformismo,

la sottomissione all'autorità e l'influenza sociale in generale. Importante fu, per esempio, il contributo di

Kurt Lewin (vd. paragrafo 8), profugo ebreo proveniente da Berlino e membro della Gestalt, scuola

psicologica affermatasi agli inizi del Novecento. Egli esercitò in quel periodo una notevole influenza

diretta e indiretta sulla psicologia sociale, applicando allo studio delle dinamiche dei gruppi la sua teoria

del campo, inteso come un sistema dinamico comprensivo di persona e ambiente reciprocamente

interdipendenti.

In Europa la psicologia sociale fece più fatica ad affermarsi. Gli studi in questo ambito erano opera di

alcuni autori che lavoravano in modo isolato, senza confluire in una comunità scientifica strutturata.

L'associazione europea degli psicologi sociali si costituì soltanto negli anni Sessanta.



 Negli ultimi decenni, lo sviluppo degli studi di psicologia sociale è caratterizzato, anche in Europa, da

metodologie di ricerca più raffinate.Gli attuali metodi di osservazione e videoregistrazione consentono agli psicologi di registrare fedelmente il comportamento umano nell'ambiente sociale. L'adozione di

tecnologie sofisticate ha permesso di studiare campioni di popolazione su vasta scala; inoltre, sono

state elaborate procedure statistiche attraverso cui i ricercatori producono stime sensibili dell'affidabilità,

o ripetibilità, dei loro risultati.

Ciò significa che un esperimento è valido solo se è affidabile, cioè se risponde alle funzioni per le quali

è stato progettato, e se è ripetibile, cioè se, una volta ripetuto l'esperimento, si ottengono sempre gli

stessi risultati.


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