Vita e morte delle lingue: ANTRO.

COME SI FORMA UNA LINGUA



Una lingua non deriva mai 'in linea diretta' da una lingua più antica (per esempio l'italiano dal latino) ma si forma a causa di alcuni fattori:

a) l'occupazione iniziale di una regione disabitata da parte di una popolazione;

b) la divergenza: le lingue, cioè, cambiano nel tempo e quindi 'si allontanano

tra loro: per esempio le lingue derivate dal latino;

c) la convergenza: vi sono parole o forme grammaticali che tendono a passare

da una lingua all'altra;

d) la sostituzione di una lingua che, per una qualche ragione, è rimpiazzata

In tempi piu o meno brevi da un'altra proveniente dall'esterno.


Un caso in cui ha agito il fattore a) è rappresentato, per esempio, dalla colonizzazione della Polinesia da parte di popolazioni provenienti dal Sud-Est asiatico verso il I millennio a.C

Il caso b) può essere illustrato dal fatto che vi sono parole del francese e dell'italiano che tre o quattrocento anni fa erano più simili tra loro di quanto lo siano oggi: italiano finestra, francese arcaico fenestre, francese attuale fenêtre.

La situazione c) e lustrata dai prestiti linguistici (per esempio, il caso di parole come l'arabo alcool, l'americano OK, l'italiano mafia ecc., ormai usate ovunque); ma anche dalle lingue chiamate «creole»: lingue che, come nei Caraibi e in alcune regioni della Nuova Guinea, sono derivate dalla mescolanza tra lingue europee e lingue degli indigeni o degli schiavi (il termine creolo indica in generale cIo che, derivato appunto da un incontro tra culture diverse, assume poi caratteri propri).






La situazione d), infine, è quella in cui un gruppo conquistatore esporta la propria lingua la quale (ma non sempre) è adottata dalla popolazione conquistata per motivi di praticita e convenienza.

Casi di questa tipologia sono rappresentati dalla diffusione del latino in gran parte d'Europa al tempo della dominazione romana, del sassone nelle isole britanniche nel corso dell'Alto Medioevo (il sassone riusci invece a resistere all'invasione normanna dell'XI secolo), della lingua uralica portata dai magiar

in Ungheria nel Medioevo e dello spagnolo e dell'inglese, esportati in modo massiccio nel Nuovo Mondo a partire dai secoli XVI-XVII.



Oggi esistono sul pianeta almeno cinquemila lingue riconosciute come vive, cioè parlate da almeno due individui nella comunicazione quotidiana.

Tuttavia negli ultimi duecento anni il loro numero si è ridotto moltissimo. Pare, intatti, che agli inizi dell'Ottocento le lingue fossero addirittura ventimila.


Come è stata possibile una riduzione tanto drastica? Gli studiosi hanno appurato che la loro non è stata una morte 'naturale'. È stato calcolato, infatti, che, per scomparire, una lingua impiega in media circa duemila anni. Dopo duemila anni, cioè, una lingua non sarebbe più compresa se fosse ascoltata

dai discendenti di coloro che la parlavano duemila anni prima.









Tuttavia le lingue che sono scomparse negli ultimi duecento anni non sono morte in questo modo, cioè lentamente, ma sono state 'uccise' dalle lingue del colonizzatori o sono scomparse perché sono fisicamente scomparsi i popoli che le parlavano. Gli scienziati sono molto preoccupati per questo fenomeno, porche le lingue portano dentro di sé forme di sensibilità, visioni del mondo, modi di pensare che sono un grande patrimonio, non solo per chi le parla ma per tutti.

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